11/06/2012

LETTERA APERTA



Roma 11 giugno 2012

 

Lettera aperta,

Alle cariche Istituzionali della Regione Lazio, alle Associazioni, alle Fondazioni, alle Organizzazioni ed ai Confidi impegnati nelle attività di contrasto nonché nelle azioni di assistenza volte a trovare misure di sostegno ai soggetti sovraindebitati a rischio dell’usura e del racket.

Vi scrivo per rivolgere a tutti un importante appello con l’intenzione di far emergere una sana e costruttiva critica che stimoli tutti a dare inizio ad un confronto, un forum dove convergano idee, proposte, riflessioni sull’andamento delle attività antiusura sul territorio del Lazio.

Tale iniziativa non sarebbe autentica se non esprimessi per primo alcune riflessioni circa l’andamento degli accadimenti di questi ultimi anni, che coinvolgono tutti i partecipanti di questo grande progetto che mira a contrastare il fenomeno dell’usura e del sovra indebitamento.

Un’iniziativa che tende a coinvolgere i rappresentanti delle Istituzioni, delle Associazioni, dei Confidi, funzionari, direttori, dirigenti, assistenti, i nostri associati e tutti coloro che sentono di avere prima il dovere e poi il diritto di esprimere le proprie opinioni a difesa dei nostri ideali per l’affermazione della giustizia.

Mi riallaccio alle parole, tanto riflessive quanto reali, del Consigliere Regionale del Lazio Mario Abruzzese, in occasione dell’incontro con le Associazioni del 5 aprile c.a. presso il Consiglio Regionale del Lazio quando, riferendosi agli ultimi incresciosi fatti di cronaca, ha espresso i termini di un effettivo fallimento delle Istituzioni.

Mi assumo la responsabilità di aggiungere che di tale fallimento sono responsabili tutti i partecipanti della composizione di questo importante progetto, quindi anche noi, che rappresentiamo da vicino il cittadino nel suo dramma non riuscendo probabilmente ad amplificarne con la giusta intensità l’assoluta importanza.

I cittadini ci raggiungono grazie ai nostri siti, ai nostri sportelli, al numero Verde della Regione, alle campagne di comunicazione, Istituzionale e non, alle nostre iniziative, ai progetti sovvenzionati dagli enti preposti o gestiti in autonomia e, bando ogni qualsiasi tipo di critica, attraverso molteplici mezzi questi ci interrogano copiosamente ogni giorno.

E’ cosi che il cittadino ci trasferisce il suo dramma, tanto vivido quanto flebile è la sua inerzia per uscirne fuori, è la morte civile che, nell’inesorabile legge dei grandi numeri, sublima nella tragedia.

Un urlo nel rogo, il fracasso di un torace o di un cranio spaccato dal piombo di un’arma, la sorda lama di un coltello che recide una vena, l’impietosa morsa di una corda intorno al collo che non lascia scampo ad indecisioni, i modi con i quali chi, più coraggiosamente di noi è riuscito a far sentire il suo grido di sdegno verso il mondo intero, emulandosi a manifesto di una rabbia mai placata e di una colpa che gli uomini non hanno saputo perdonare.

Terribili fatti di cronaca che si consumano in un attimo troppo breve per essere ricordati o troppo frequenti da non poter più essere ignorati?

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