29/10/2009

Dal Sole 24ORE del 25 Novembre 2008



IL SOLE 24 ORE - 25 NOVEMBRE 2008

Famiglie e piccole imprese sempre più a rischio usura. Aumentano i tassi e le richieste di credito delle aziende per tirare avanti. Per i nuclei familiari, soprattutto quelli più numerosi residenti nel Sud, è sempre più difficoltoso arrivare alla fine del mese senza contrarre un prestito, anche piccolo, che spesso non si riesce a ripagare. E, allora, in un quadro economico così complesso, sottolinea una ricerca del Cnel, presentata a Roma, nella sede dell'istituto, ecco insinuarsi la pratica dell'usura che colpisce un po' tutti gli strati sociali della popolazione, rendendo rischiosa l'attività della piccola impresa commerciale al dettaglio, dell'artigianato di vicinato, dei ceti più poveri, ma, anche, di quei soggetti sociali una volta ritenuti immuni da questa piaga.

Situazione più critica per i commercianti: a dicembre 2007, causa, anche, le recenti crisi del commercio al minuto, hanno chiuso le saracinesche ben 357mila esercizi e ben 2 commercianti su 3, che gestiscono le imprese coinvolte nel fenomeno usura, tentano di intraprendere un'altra attività, cambiano ragione sociale o intestano la bottega a moglie o figli. Campania, Lazio e Sicilia, sono le regioni in cui si concentra un terzo dei commercianti coinvolti, ma, se si considera il rapporto usura-numero di esercizi presenti nel territorio, è la Calabria, primeggiare nella speciale classifica del più alto indice di rischio usura. Nel Lazio, il più elevato numero di protesti, mentre Napoli, primeggia per i fallimenti (7,2%), che rappresenta il 15% del totale nazionale.

E non stupisce, neanche, prosegue il rapporto, che il debito usuraio sia sempre più spesso contratto con associazioni per delinquere di tipo mafioso che svolgono principalmente attività di usura: invogliate, soprattutto, da un mercato, che stima, al 2006, un giro d'affari di circa 25 miliardi di vecchie lire, con il coinvolgimento di oltre 2 milioni di famiglie e di numerosi esercizi commerciali. Soprattutto, tra le pmi, dove la sofferenza maggiore è dovuta al caro tassi. «Dopo il rialzo della Bce - sottolinea il Cnel - i tassi in Italia sono saliti in media al 6,43 per cento. Ma è soprattutto al Sud, da sempre penalizzato sotto questo aspetto, che l'accesso al credito è diventato, particolarmente, costoso, arrivando fino al 9% (Calabria) per i prestiti concessi a breve termine. Una percentuale che non ha niente a che vedere - si fa notare - con il 5% o poco più richiesto dalle banche nelle città del Centro-Nord». Ma preoccupa, anche, il balzo in avanti registrato, soprattutto, dai piccoli prestiti, cresciuti dell'11,2%, una quota pari a 51,5 miliardi di euro, con un incremento che vale 5,2 miliardi di euro in un anno.

Di qui, spiegano dal Cnel, la necessità di rivedere la legge 108/1996, colpendo maggiormente sul lato patrimoniale gli usurai e, al contempo, favorendo il reinserimento sociale delle vittime. Tra le modifiche richieste, un inasprimento delle misure repressive e maggior certezza al giudizio e alla relativa pena. Si chiede di rendere "conveniente" la denuncia, differendo di 300 giorni i pagamenti fiscali e previdenziali e tutti gli atti esecutivi posti a loro carico. Importante, poi, subordinare il patteggiamento al risarcimento delle vittime, consentire ai soggetti, più volte protestati, di ottenere la riabilitazione in un'unica istanza e impedire a chi è condannato per usura di poter avere conti correnti e intraprendere attività d'impresa.

Fondamentale, infine, per il Cnel, prevedere finanziamenti triennali al Fondo per la prevenzione dell'usura e rivedere i criteri di assegnazione dei fondi ai Confidi e alle fondazioni, passando da una distribuzione aritmetica a una sociale, premiando, poi, chi esercita una migliore attività preventiva.

di Claudio Tucci

Visualizza documento allegato