22/09/2010
Da DNEWS del 21 settembre 2010 - Crisi Allarme di Sos impresa : esercizi costretti a chiudere
Crisi Allarme di Sos impresa : esercizi costretti a chiudere
L’usura fattura 20 miliardi annui 600mila vittime e denunce in calo
Alla mafia fanno capo oltre un quarto degli “affari”.
In Campania, Lazio e Sicilia un terzo dei coinvolti.
DNEWS (Roma)
Daria Simeone
Milano
In un’Italia sempre più strozzata dalla crisi economica, cresce proporzionalmente l'allarme usura: il tributo pagato dai commercianti ogni anno ai loro strozzini è stimato in nonmeno di 20 miliardi di euro.
Le vittime sono almeno 600 mila, di cui 200 mila commercianti e in loro cresce la paura, come dimostra “il calo sistematico e inarrestabile del numero delle denunce”.
Secondo i dati che Sos impresa- Confesercenti ha presentato ieri nel rapporto “L'Italia incravattata ”, in occasione del “No usuraday”, nel primo semestre del 2008, ultimo dato disponibile, sono state soltanto 753 le persone denunciate. Un terzo dei commercianti coinvolti si concentra in Campania, Lazio e Sicilia.
Le province più a rischio sono Pescara, Messina, Siracusa, Catanzaro, Taranto, Latina e Vibo Valentia.
È, ha detto il presidente di Confcommercio Marco Venturi, «una piaga devastante, che nel 2009 ha fatto sparire 20 mila imprese e 100 mila posti di lavoro». E l'usuraio è spesso (in un caso su tre) anche un mafioso. Si calcola intorno ai 6 miliardi di euro l'introito dell'usura di mafia con circa 70 mila persone invischiate in patti usurai con associazioni mafiose.
A spingere sempre più imprese, commercianti ma anche famiglie nella rete degli usurai, secondo la fotografia scattata da Confesercenti e Sos Impresa, è la persistente crisi economica che ha portato, nel solo triennio 2006-2009,165.000 attività commerciali costrette alla chiusura.
Tra le più recenti piaghe c'è anche l'usura “di giornata”: coinvolge piccoli commercianti che, per pagare i fornitori, si rivolgono agli usurai. Questi ultimi la mattina prestano i soldi (mediamente mille euro) e la sera passano a ritirare il capitale, maggiorato dagli interessi del 10%. La crisi economica non fa che aggravare la situazione, insieme alle banche, sempre più avare nella concessione del credito alle piccole e medie imprese.
È chiaro quindi, osserva Venturi, che «la legge 108 del '96 non ha dato i risultati sperati e va rivista ».